Pierre Cardin: futurismo ed eleganza

Ieri è morto Pierre Cardin, uno dei grandi interpreti dello stile internazionale “futuribile” degli anni Sessanta insieme a Courrèges e Rabanne. A metà del decennio egli ruppe con la rigidità dell’haute couture, con l’intenzione di democratizzare la moda, dalla creazione fino alla messa in commercio. «Perché non vendere i miei vestiti in delle normali boutique, e farli indossare a persone comuni? Le donne che non sono ricche, non avranno anche loro il diritto di vestirsi elegantemente?». Così dicendo, Cardin apre una nuova via al prêt-à-porter: una via elegante ma comoda.

Campagna ani 60

Lo scenario internazionale

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il primo passo era ricostruire, anche nella moda. Tuttavia, a differenza del primo del primo dopoguerra, in cui lo si puntò sul lusso e la frivolezza, questa volta si optò per la serietà. Ricostruire, in un modo diviso in due dalla guerra fredda, significava stabilire linee (e comportamenti) rigidi. La struttura, la razionalità, la sobrietà divennero centrali.

In quegli anni emerge dunque una linea dritta, quasi stilizzata, che strizzava l’occhio alle coeve sperimentazioni spaziali (il primo allunaggio avvenne nel luglio del 1969). Il futuro divenne ispirazione per abiti-architettura indossati da ragazze giovani, dal fisico androgino (Twiggy in primis) e proiettate verso il domani.Mantella Cardin

I capi Cardin: caratteristiche

Pierre Cardin esordisce a metà anni ’50 con la sua prima collezione donna, dopo essersi formato da Paquin, Schiaparelli e Dior. Da quel momento in poi, rimarrà sempre fedele all’amore per la linea e la semplicità. I suoi modelli scendevano dritti, le cuciture sottolineate mostravano la struttura del capo, lo stile era rigorosamente geometrico. Fondamentale anche l’uso di materiali inusuali e innovativi: Cardin utilizzava tra gli altri il plexiglass, introdusse i tessuti stretch e creò il “Cardine”, una fibra tessile che prende il suo nome e che permetteva di reggere le strutture geometriche 3D dei suoi capi.Cappotto cardin

Le sue creazioni sono riconoscibili, ad esempio, dai cut-out geometrici, dalle decorazioni militari sulle spalline delle giacche maschili, dalle zip asimmetriche argentate. Le tipiche forme aerodinamiche si ritrovano anche negli accessori, come i cappelli a forma di caschi da astronauta.

Inoltre lo stilista fu il primo a realizzare un progetto di vendita per diffondere le sue creazioni capillarmente sul territorio. Infatti in quel periodo stava nascendo il prêt-à-porter: l’alta moda su misura non comandava più nell’affermare le nuove tendenze. Il sistema di Cardin si basava sulla collaborazione tra un creatore di moda (lui), un industriale che producesse una linea di capi pronti e un sistema di vendita esteso (una rete di boutique e negozi monomarca).Capi anni 60 Cardin

Presente e futuro in Cardin

Anche negli anni ’80-’90, Cardin seguirà il suo credo: linee rigorose, variazioni geometriche su cappotti, miniabiti con strutture a cerchio. Evoluzione e durata sono i due standard di Cardin. La contemporaneità non è uno sguardo passivo sul presente, ma il presentimento del futuro, e questo Cardin lo ha ben capito e convogliato nei suoi abiti, che sono apprezzati anche oggi per il loro essere senza tempo, ma anche con un passo avanti.

Il tema del passato/presente/futuro è anche il filo conduttore del suo museo a Parigi. Inaugurato da lui nel 2014, ripercorre la sua passione per la creatività attraverso abiti, accessori, gioielli e arredamento, una collezione che si arricchisce negli anni.

Abiti cerchio Cardin

 

foto: Time Inc., Irenebrination.com, foto scattate da me al museo Pierre Cardin di Parigi

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