Una chiacchierata con Maria Grazia Chiuri

chiuriIl museo romano del MAXXI ha ospitato ieri, 27 gennaio 2018, un piccolo spazio di conversazione. Si è infatti lì recata Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, per discutere con Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI, Cristiana Collu, direttrice generale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Barbara Modesti e Paola Ugolini. La conferenza verteva su Roma e sul legame che unisce la città alla sua arte, dal titolo Roman’s Romance. Ingresso gratuito ed aperto al pubblico, al quale sono state lasciate delle poltroncine dopo la stampa accreditata, i blogger e altre persone di spicco che avevano un posto riservato.

Silvia Venturini Fendi introduce la Chiuri
Silvia Venturini Fendi

A introdurre un’ora di talk è stata Silvia Venturini Fendi, che possiede i suoi HQ proprio nella capitale. La Chiuri ha insistito molto sulla sua duplice natura: francese da un lato, romana dall’altro. L’asse Roma-Parigi contraddistingue la sua creatività. Ha ammesso di essersi approcciata all’incarico presso Dior con uno spirito forse troppo naïf: «abbiamo un tale passato a Roma che siamo abituati a viverci, e incoscientemente cerchiamo di andare oltre». Di grande aiuto le è stata l’esperienza al Musèè des Arts Decoratifs a Parigi, che le ha fatto comprendere i settanta anni di storia della maison. Inevitabile un confronto fra aziende francesi e italiane. Le prime sono imbattibili nella promozione del prodotto e sono più aiutate dalle istituzioni, le seconde primeggiano a livello di craftmanship. Aggiunge, però, che non ci deve essere rivalità «come se fossero due squadre di calcio», ognuna deve imparare dalle eccellenze dell’altra. La moda francese è scenografica. Quella italiana è sartoriale. La Chiuri in Dior vorrebbe offrire una sintesi di entrambe.

Maria Grazia Chiuri con la t-shirt "We should all be feminists"
Maria Grazia Chiuri con la t-shirt “We should all be feminists”

Il topic del discorso è stato anche un altro. La celebre t-shirt con la stampa “We should all be feminists” fa ancora parlare di se’ e scatena interessanti riflessioni sul rapporto femminismo-arte. Essa riflette sul corpo delle donne da molto più tempo della moda. Tuttavia, vista la grande audience che quest’ultima riscuote, non si può non tentare di mandare messaggi positivi in questo campo. “Dovremmo essere tutti femministi” significa proprio lavorare sulle pari opportunità e, una volta ottenute, non darle mai per scontate. Le donne hanno ispirato ed ispirano il lavoro della direttrice di casa Dior, sia per il loro vissuto che per la loro estetica: «Le donne in passato hanno dovuto faticare per affermarsi in molti campi».

Oltre che alle donne, la Chiuri si rivolge in modo particolare alle nuove generazioni, i primi buyers. Nessuno si fa più definire dagli abiti, bensì accade il processo opposto. Per questo sia ragazzi che ragazze devono trovare la loro strada per autodefinirsi in ciò che indossano, e Dior vuole dare il suo contributo. Non solo, bisogna prendere posizioni etiche per avere un dialogo con i giovani. Oltre al capo in se’, è importante il messaggio che vuole trasmettere, i presupposti etici su cui si fonda, la sostenibilità. Per questo, nonostante i tempi strettissimi della moda bisogna ritagliarsi del tempo per riflettere sui capi.

Umile, brillante, positiva e propositiva, la Chiuri ha intrattenuto e stimolato tutti i suoi ascoltatori. E a chi provoca chiedendole «Perché Roma è caduta così in basso nell’interesse culturale e artistico generale?» lei risponde «Io più che chiedermi il perché, proverei a fare qualcosa».

Maria Grazia Chiuri

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