Londra rivoluzionaria

“Londra è dove la moda è fatta più di idee innovative che del mero prodotto”, scrive Angelo Flaccavento su BoF. Effettivamente la Fashion Week di Londra è da sempre rinomata la più ribelle, quella dalla quale provengono le intuizioni più rivoluzionarie, in cui la fantasia e il progresso vanno di pari passo, senza essere incatenati alle convenzioni della moda. Ecco perché ho voluto concentrare la mia attenzione solo sulle maisons che in questa settimana si sono poste controcorrente o hanno elaborato qualcosa di unico, nuovo e diverso dal resto.

Molly Goddard Londra ss 18
Molly Goddard

Molly Goddard Londra ss 18
Molly Goddard

Tutto inizia con la sfilata di Molly Goddard, un vero e proprio inno alla gioia. La passerella aveva piccoli podi e scalette sui quali le modelle posavano e ballavano in modo buffo e a volte inquietante -forse per via del trucco un po’ vampiresco?- come Edie Campbell, con un bicchiere di champagne in una mano e una sigaretta nell’altra. Per quanto riguarda gli abiti, i materiali usati erano il tulle, tipico della stilista, e il cotone pesante, per creare abiti voluminosi simili a bulbi di fiore, a volte decorati con specchietti riflettenti. Le lunghezze variavano: alcuni abitini sembravano baby-doll, altri sfioravano il pavimento. Figuravano anche capi più sobri, come il blazer giallo acido, con i quali Goddard ha voluto dare un’idea di maturità, seppur ribelle e anticonvenzionale. L’eccessiva femminilità romantica era attenuata dagli aggressivi stivali neri di pelle ai quali erano abbinati i vestiti.

 

 

 

 

 

Gareth Pugh Londra ss 18
Gareth Pugh
Gareth Pugh Londra ss 18
Harry Evans

Gareth Pugh al posto della classica sfilata ha preferito presentare i suoi capi con un video, di cui lascio il link per chi volesse vederlo. Non è la prima volta che lo stilista inglese usa questo stratagemma, e in esso si vedevano pochi accenni agli abiti realizzati, ma è stata un’operazione mediatica efficacissima. In un mondo sempre in collegamento grazie al Web, i video sono il futuro: le sfilate in passerella sono troppo costose, troppo frequenti e stressanti per chi è costretto a viaggiare da un capo all’altro del mondo per vederle. Il filmato era perturbante ma d’effetto, emozionante e magnetico, e voleva mostrare lo sforzo che c’è dietro il prodotto. Nella prima parte due uomini usavano argilla e tempera nera e rossa per sfigurare prima i propri volti, e dopo il cadavere di uno dei due steso nudo su un tavolo; poi flash di ballerini al buio con vestiti fiammeggianti, abiti a forma di gabbia rossi e neri, un labirinto rosso in cui si muovevano modelli con indosso completi rossi metallizzati; infine, in un clima quasi di sollievo, abiti dorati e neri in uno spazio bianco e luminoso. Per quanto riguarda i capi veri e propri, da alcuni giudicati ripetitivi, erano fatti per imprigionare, stravolgere e deformare il corpo. Si intravedevano anche abiti da sera di tessuto spesso a forma di colonna, ornati da placche dorate e fiamme o dai finish metallizzati. I colori dominanti sono rosso, nero e oro.

“Londra è dove la moda è fatta più di idee innovative che del mero prodotto”

Degni di menzione sono anche due dei cinque fashion designer emergenti che hanno sfilato con Fashion East, un brand che si propone come piattaforma di lancio di nuovi talenti nel mondo della moda. Negli ultimi vent’anni Fashion East ha elevato alle stelle personaggi come J.W. Anderson e il sopracitato Gareth Pugh. Quest’anno i cinque stilisti selezionati, tutti usciti da prestigiose scuole di moda londinesi, hanno in comune un forte senso di ottimismo, energia e fede nella bellezza, e hanno proposto looks in cui si fondono cura e disimpegno, innocenza e malizia.

Harry Evans Londra ss 18
Harry Evans

Il primo di loro è Harry Evans. I capi della sua collezione sono un misto di glamour opulento e streetwear kitsch, con grande attenzione ai dettagli, e sfidano i limiti del brutto e del borderline: tessuti di lamé dorato, vestiti rosa confetto satin, abiti fatti di striscioline, completi di velluto e denim. Importanti anche gli accessori, dalle collane oversize alle cinte da braccio, ispirati alla cultura etrusca e all’Età del Ferro. Le forme sono esagerate, massimaliste e teatrali. Evans, che ha come sua musa ispiratrice la nonna Betty, che lo ha introdotto alla moda, dichiara che i suoi vestiti non sono caratterizzati dall’assenza di genders, quanto piuttosto da un miscuglio di essi. Li ha immaginati per persone insicure, con un non diagnosticato disturbo d’ansia, sarcastiche e che non hanno paura di mettersi in mostra di tanto in tanto.

Asai Londra ss 18
Asai

Il secondo, Asai Ta, ha proposto per il suo brand omonimo dei capi Western filtrati dalla sua eredità culturale cinese e vietnamita. Asai ha già sfilato lo scorso anno per Fashion East, e ha recuperato le sfilacciature e cuciture in mostra, visibili su un trench dalla fodera che sembra fatta di pezzi ricuciti insieme. Inoltre, sua cifra è la capacità di decostruire e riassemblare capi, spesso cucendo dei dettagli a mano, rendendoli stravaganti e voluminosi: dei manganelli diventano borsette, la tradizionale giada adorna delle manette e un paio di stivali ha un pattern blu che ricorda quello dei vasi cinesi. Capo chiave: i pantaloni larghi leggeri.  A condire il tutto, gioielli dorati o di bambù dalla forma circolare e catenelle. Il messaggio che traspare da questa collezione è quello di una donna fiera, feroce e potente.

Asai Londra ss 18
Asai

 

 

Anche la Fashion Week di Londra si è conclusa. Mentre Burberry ha poggiato la sua collezione sulla tradizione inglese, riportando in voga il suo famoso motivo a quadri beige, alcuni designer hanno imboccato la via dell’innovazione, aprendo nuove strade alla moda. Sarà un successo? Only time will tell.

 

Photo credit: Hero-Magazine; Lillie Eiger; Vogue UK; James Anastasi; edit.wonderlandmagazine.com; Lucie Rox

 

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