Si è spento la scorsa domenica 10 marzo, a 91 anni, il conte Hubertus de Givenchy, fondatore dell’omonima maison. E’ stato uno dei grandi couturier degli anni d’oro della moda francese nel secondo dopoguerra. Avvicinatosi fin da bambino alla sartoria, inizia a lavorare per Schiaparelli e Piguet prima di aprire la propria casa di moda nel 1952. Mentore, idolo e anche suo amico fu Cristóbal Balenciaga.
La sua fortuna inizia con una blusa con le maniche a sbuffo rifinite in pizzo inglese. Era la cosiddetta “camicia Bettina“, in onore della modella Bettina Graziani. Insieme ad essa, nella sua prima collezione figuravano anche capi più pratici da indossare e accessibili nel prezzo. Sua fu l’innovazione di introdurre completi spezzati, portando una ventata di varietà e libertà di abbinamenti nell’armadio delle donne dell’epoca. Attribuiva grande importanza al tessuto e al suo aspetto tattile, e inventò nuovi tipi di fibre tessili mescolando quelle già esistenti.
L’episodio della sua vita che ne consacrò la fama fu l’incontro con Audrey Hepburn. E’ proprio Givenchy a vestirla nei film Cenerentola a Parigi, Sciarada, ma soprattutto Colazione da Tiffany. Chiunque ricorda l’iconico tubino nero lungo con spacco. Da quel momento Audrey Hepburn diventerà icona di stile grazie ai capi di Hubertus e sarà la prima “brand ambassador” del marchio, diventando anche il volto di un suo profumo. E’ grazie al conte che occhiali da sole e abiti da sera possono essere abbinati con grande stile come fa Rihanna. Inoltre per il coutrier accessorio fondamentale era il cappello, che a suo dire aveva «il potere di ridisegnare la silhouette». Nella mostra a lui dedicata al Lace Museum di Calais sono esposti tutti i suoi chapeaux più iconici.
Dopo il suo ritiro nel 1995 è stato succeduto dai direttori creativi John Galliano, Alexander McQueen e Riccardo Tisci, il quale ha riportato il brand all’antico splendore. Oggi Givenchy è diretto da Claire Wiaght Keller che, come molti altri, esprime il suo cordoglio per la morte del conte sui social. Nelle sue ultime dichiarazioni, il couturier rimpiangeva i ritmi della moda passata: «Per me la Belle Époque della moda rimarrà per sempre quella di Madame Grès, Madame Vionnet, Monsieur Balenciaga e Monsieur Dior! […] Oggi è cambiato tutto, non so se esserne entusiasta o meno. Quello che so è che dalla morte di Saint Laurent, la moda è un’altra». Probabilmente il suo concetto di moda appartiene al passato, ma ciò che rimarrà immortale saranno la sua finezza ed eleganza, valori da cui molti prendono ispirazione e ai quali il suo nome sarà legato per sempre.