Rushemy Botter porta il mare in passerella

Rushemy Botter delfinoAnversa è fin dagli anni Ottanta, per merito della cosiddetta “Rivoluzione belga”, una delle capitali della moda. E’ al fianco delle canoniche Londra, Parigi, New York e Milano, e ospita all’interno della sua Royal Academy of Fine Arts la sezione Fashion Department. Essa riunisce migliaia di alunni e vi sono usciti designer come Demna Gvasalia e Kris Van Assche e fotografi come Willy Vanderperre. Il mese scorso, al termine dell’anno accademico, gli aspiranti designer e stilisti hanno avuto la possibilità di far sfilare i loro capi. Fra i migliori è emerso il nome di Rushemy Botter.

Trentuno anni, proveniente dal’isola caraibica di Curaçao, Botter è già noto a molti nel settore moda perché ha debuttato alla New York Fashion Week per VFILES, attirando l’attenzione persino di Naomi Campbell in persona. La sua Master collection era quindi attesa da molti con grandi aspettative, che non sono rimaste deluse.

Rushemy Botter yellow

La sua collezione, chiamata “Fish or fight”, è stata un’ode alla sua terra natia e ai suoi ricordi. L’infanzia trascorsa lì è rievocata da cappellini impilati uno sull’altro, pistole d’acqua e gonfiabili da piscina. La silhouette proposta è fluida ma vigorosa, come quella dei pescatori del suo villaggio, che uscivano dall’acqua con i vestiti bagnati attaccati al corpo. Una statua fidiaca insomma, però vestita con capi streetwear moderni. Botter ha dichiarato che le persone che abitano l’isola sono meravigliose e fiere, e celebra il loro modo di vestire sempre al massimo delle possibilità, anche quando le possibilità non ci sono. «Il loro indossare abiti costosi quando in realtà non possiedi molto denaro è quello che mi ha intrigato».

Rushemy Botter patch

Questa fiera collezione cela in realtà un messaggio ancora più profondo: tutelare i mari. La barriera corallina della sua isola è in serio pericolo per via dei danneggiamenti subiti, e Botter coglie l’occasione per invitare ognuno a rispettare tutti i mari, non solo quello della sua isola, e a non inquinarli. Infatti specialmente la plastica sta causando gravi danni all’ecosistema marino. Finti pezzi di plastica e reti vengono aggiunti ai vestiti come accessori, a volte plissettati, a volte attorno al collo o alla testa, altre volte a mo’ di bracciale. Ricordano molto le immagini che spesso circolano sul web di tartarughe e delfini che ingeriscono rifiuti di plastica o rimangono intrappolati nelle reti, ed hanno un forte impatto visivo, in contrasto con i colori accesi e luminosi della collezione.

I dettagli che rendono i capi più moderni sono invece le patches, colorate ed applicate ovunque. Ovviamente anche queste in tema col messaggio della collezione. Il marchio della compagnia petrolifera anglo-olandese Shell viene deformato e il nome diventa HELL, come a indicare i danni che questa compagnia (come molte altre) ha inflitto al suo mare.

Rushemy Botter hell

Botter ha usato la sua voce, i suoi capi, per comunicare e sensibilizzare le persone su un tema dannatamente attuale. L’obiettivo era suscitare consapevolezza nelle persone e stimolare le ricerche ambientaliste. Scrivere articolo su di lui non esalta solo la bellezza della sua collezione, ma anche per il messaggio di cui si fa portatrice. Soprattutto in questo periodo di vacanza in cui le spiagge si affollano di turisti e bagnanti, non gettiamo rifiuti in mare, non inquiniamo le spiagge, non danneggiamo in alcun modo l’ecosistema più affascinante di tutto il pianeta.

 

 

 

 

 

Photo credit: Ruth Ossai; Catwalkpictures.com – Etienne Tordoir

2 Risposte a “Rushemy Botter porta il mare in passerella”

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