La Milano Fashion Week digitale: proposte dagli stilisti

Come annunciato dai comunicati stampa della Camera della Moda, la Fashion Week digitale milanese di questa stagione ha ospitato molte alternative alle classiche sfilate fisiche (che comunque sono avvenute rispettando le norme anti-covid). Alcuni stilisti hanno elaborato delle idee fantasiose per presentare le loro collezioni online, con un pubblico a volte più ampio di quello dei classici invitati, buyers, influencers e giornalisti.

Prada digitalePRADA

Prada ha deciso di organizzare una sfilata in streaming su tutti i suoi canali, seguita da un dialogo in cui Raf Simons e Miuccia Prada, artefici della collezione, rispondevano alle domande della stampa e dei followers. Attesa da tutti, la loro inedita collaborazione ha sorpreso il pubblico. I due designer hanno esplorato l’uniforme, oscillando fra i due estremi del pragmatico e del sofisticato. Le gonne ampie sono di Miuccia, come le stampe geometriche riprese da collezioni passate (Primavera/Estate 1996 e Autunno/Inverno 1996). Le scritte da “decifrare” e i buchi/pois sui maglioni sono segno di Raf Simons.
Interessante la venue, un angolo della Fondazione Prada riempito da telecamere che inquadravano le modelle e schermi che ne riportavano i nomi. Anche il casting è stato d’eccezione, con molte facce nuove (finalmente!) che sfilavano per la prima volta.

Armani digitaleARMANI

Come aveva fatto negli anni Settanta, Armani nel 2020 continua a scrivere la storia della moda italiana. Per la prima volta lo stilista piacentino ha trasmesso in tv, sul canale La7, la sua collezione Primavera/Estate 2021. L’emittente televisivo ha dedicato tutta la serata ad Armani, con un documentario e, a seguire, il film “American Gigolò” che consacrò il successo della giacca destrutturata in America. L’iniziativa di Giorgio Armani è un importante segnale di apertura al grande pubblico di una moda vista a volte troppo lontana. «Cosa c’è di più democratico della tv?» aveva dichiarato il visionario stilista in un’intervista al Corriere della Sera. La collezione non può che rispecchiare l’eleganza e il senso dello chic del creatore. Colori neutri, grande cura nella scelta dei tessuti e niente eccessi, nemmeno nei luccicanti abiti da sera.

Moschino digital
Al centro: Anna Wintour; a dx: Jeremy Scott

MOSCHINO

“Questo non è uno spettacolo di burattini, è una sfilata!”. Così sostiene l’alter-ego di Jeremy Scott in apertura dello show digitale di Moschino. Eppure gli abiti sono stati proprio presentati da modelle-marionette che indossavano abiti in scala della collezione. Anche i personaggi famosi della front row, come Anna dello Russo, Hamish Bowles e la temibile Anna Wintour, sono stati replicati in questa maniera.
L’ispirazione è chiaramente antica: prima dei giornali di moda settecenteschi, erano delle bambole vestite con le ultime novità che circolavano per le città europee ad annunciare le tendenze della stagione (le cosiddette poupées de mode). Pare che Jeremy Scott abbia deciso di portare avanti questa potente idea di fashion show anche in caso di un ritorno alla “normalità”, seppur sia stata più costosa di una sfilata tradizionale. D’altronde le marionette che sfilavano replicavano con dovizia di dettagli i preziosi abiti Moschino, che per questa stagione è voluto tornare alla couture, alla cura dei dettagli e alla preziosità dei tessuti e delle costruzioni, contro un mondo di tute e leisurewear da smartworking.

GCDS digitaleGCDS

Il brand di Giuliano Calza, dall’animo giovanile e trasgressivo, ha deciso di realizzare la propria sfilata come se fosse un videogioco in 3D, e anche qui gli invitati come Dua Lipa e i Ferragnez sono stati renderizzati digitalmente. Di questa creazione si è fatta carico la Emblematic Group, compagnia statunitense esperta nel VR. Dopo aver realizzato già degli abiti in pixel per i personaggi di “Animal Crossing: New Horizons”, il digitale è diventato il nuovo linguaggio creativo di GCDS. Una delle nuove frontiere del multimediale, la realtà virtuale, entra così nel mondo della moda. Gli invitati alla sfilata potevano osservare la passerella come spettatori in prima fila, e potevano anche esplorare la venue e il backstage. Gli abiti, di ispirazione anni Sessanta e Ottanta (strass, stampe, vinile) erano effettivamente molto realistici. Tuttavia è chiaro a tutti che non è questo il futuro della moda perché c’è bisogno della fisicità dell’abito, di poterne toccare i tessuti e controllare la vestibilità. In ogni caso, è stata una sfilata innovativa ed emozionante, in pieno accordo col DNA giocoso di GCDS. Degna di nota l’inclusività nella realizzazione di modelle e modelli tridimensionali, persino alieni.

 

Foto: BoF, Vogue UK, WWD

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