Inclusione e diversità: come stanno cambiando gli ideali di modella

modella twiggy
Twiggy

Chiunque quando pensa a una modella, ha in mente una figura ben precisa: una bella ragazza, dal portamento fiero e sensuale, bionda e soprattutto dal fisico asciutto. Questo ideale di donna è nato all’incirca negli anni ’60, ed ha il suo capostipite in Twiggy, la sedicenne dagli occhi grandi e il corpo longilineo. Con l’era delle top model degli anni ’90, poi, la magrezza è diventata una delle caratteristiche fondamentali per una indossatrice, vista come simbolo di controllo sul cibo e stile di vita sano. Oggi, in un mondo in cui i disturbi alimentari sono un problema ormai sotto gli occhi di tutti, ci si è resi conto che non sempre magrezza equivale a benessere, e fin troppo spesso le modelle sono sottoposte a diete restrittive o abitudini tutt’altro che salutari solo per conformarsi a una taglia richiesta dal sistema moda. Chi non ricorda che ne Il Diavolo veste Prada la protagonista Andy è malvista perché porta una 42?

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Immagine provocatoria per mostrare la poca inclusione del brand Victoria’s Secret

Sono circolate tantissime polemiche riguardo all’alimentazione degli angeli di Victoria’s Secret (al Daily Telegraph Adriana Lima ha confessato di nutrirsi solo con frullati per prepararsi allo show, e nelle dodici ore che lo precedono, di eliminare anche l’acqua) eppure alle loro sfilate, come in quelle delle maggiori settimane della moda, si vedono solo donne magrissime, a tratti scheletriche. Lauren Sherman, di BoF, in un articolo ammette addirittura che «La società è cambiata. Victoria’s Secret no» proprio per questo casting ormai superato, in cui si riconoscono massimo una o due donne su dieci. Con i social, le proteste contro la magrezza eccessiva delle modelle hanno ricevuto una sempre maggiore cassa di risonanza. E’ per questo che ultimamente si sono diffuse campagne per la body confidence, contro gli eccessivi ritocchi con Photoshop, per la verità sui social e simili. Non sempre ciò che si vede in foto corrisponde al reale, e c’è il rischio di trasmettere un messaggio sbagliato a ragazzi e ragazze, che sono spinti ad uniformarsi a modelli di corpo irreali o non sostenibili a lungo termine. Non sempre i social dicono la verità. Inoltre fino a qualche anno fa, l’unica etnia rappresentata in passerella era quella europea. Le modelle più pagate, secondo Forbes, erano tutte bionde. Pochissime asiatiche o donne di colore erano viste sfilare. 

modella magra
Anna dello Russo nel settembre 2017 pubblica su Instagram l’immagine della modella Lexi Boling per Tom Ford e riceve molte critiche: la modella sembra eccessivamente magra, e ciò non è stato visto come un buon esempio per le migliaia di ragazze che seguono il suo profilo

 

Inclusione e diversità, sia per quanto riguarda le taglie che per il colore della pelle, sono diventate la parole chiave per gli scatti pubblicitari e gli show di molti brand. Oggi vediamo molte più modelle di etnia diversa da quella europea, talvolta più atletiche e muscolose, e che portano taglie intermedie e non solo una 34. E’ letteralmente esploso il fenomeno delle modelle curvy. La più famosa sui social, grazie ai suoi discorsi in favore della body confidence, è Ashley Graham. Lei e altre plus-size models hanno sfilato per le collezioni A/I 2018-19 da Michael Kors, Chromat, Christian Siriano e altri. ASOS di recente ha ricevuto numerosi apprezzamenti su Twitter per aver pubblicato la foto di una modella curvy di colore con indosso un bikini giallo.

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l’immagine per cui ASOS ha ricevuto numerosi feedback positivi

E’ infatti luogo comune che i colori sgargianti e i costumi (come qualunque altro indumento che riveli le curve) siano poco decorosi o inadatti per persone sovrappeso: la foto scardina questo pregiudizio. Forever 21 offre una linea di taglie forti dal 2009. Due sorelle, Alyse e Lexi Scandiff hanno creato l’Anti-Victoria’s Secret Fashion Show, non per odio verso il brand ma per far sentire rappresentate tutte le donne, da quelle con malformazioni fisiche alle vittime di disturbi alimentari.

Un importante nodo che va sciolto, per evitare inutili polemiche, è quello degli estremismi. Dire “curvy” non significa dire “obesa”, anche se spesso la prima viene usata come eufemismo della seconda. L’obesità, come pure l’anoressia, è una patologia che può causare danni cardiovascolari, alle articolazioni e al fegato. Essere “curvy” significa seguire uno stile di vita sano, amare lo sport, ma allo stesso modo amare il cibo, concedersi qualche sfizio ogni tanto, non dover digiunare o rischiare danni alla salute pur di entrare in una taglia 38 e non odiare il proprio corpo.

Questo modo di vedersi, in realtà, dovrebbe essere proprio di tutti. E’ giusto volersi migliorare e voler superare i propri limiti, ma è altrettanto importante amare se stessi per quello che si è, senza stressarsi solo per conformarsi a modelli irreali. Il mondo della moda sta iniziando a capire che non esistono solo donne esili e bionde, ma ci sono migliaia di tipi di corpo, e vanno tutti ugualmente rispettati e rappresentati. 

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Ashley Graham per Michael Kors
Photo credit: BoF; ASOS.com; Google.it

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